Se The Golden Temple documentava, nel 2012, l’impatto dei Giochi Olimpici su Londra, Lepanto ci porta in un Brasile sconvolto dai trascorsi mondiali di calcio e dalle prossime Olimpiadi.
In una ricerca fotografica e visiva esaltata dalla pellicola 16mm, Lepanto mostra le sue anime diverse e interdipendenti: il documento arricchito dai volti e le testimonianze delle persone coinvolte negli sgomberi, le emozioni, anche queste reali, di Maria e Mike, le immagini diffuse e ricercate, di per loro pura narrazione, che legano storie e luoghi.
Attraverso lo sguardo filmico e le parole di Mike, Lepanto offre una riflessione sul tempo, sulla sua capacità di destabilizzare le nostre esistenze e i luoghi che ospitano la nostra vita. Testimonia, in Brasile, lo sgretolamento di un tessuto “quasi rurale” che consentiva, all’interno della società, la sussistenza di gruppi comunitari in cui sentirsi accolti e che permettessero all’individuo di definirsi.
La Battaglia di Lepanto diventa allegoria di un conflitto tra il modello capitalistico, di cui si fa veicolo il grande evento, con la resistenza abitativa delle popolazioni, che subiscono le trasformazioni urbane legate alla costruzione di enormi infrastrutture e ai processi forzati di gentrificazione. A incarnare la necessità della resistenza la figura del cangaceiro, leggendario bandito rivoluzionario che lottò contro i latifondisti nel sertão tra l’800 e gli anni quaranta del secolo scorso.