giovedì 11 settembre 2014

Le Sedie di Dio: recensione su MyMovies


Riportiamo dal sito Mymovies.it questa bella recensione di Fabio Secchi Frau:


Recensione
* * * - -
di Fabio Secchi Frau
Il classico lungometraggio sul cinema diventa un'opera metacinematografica contemporanea e assurda.
Regia di Jérôme Walter Gueguen. Con Filippo Balestra.
Genere Drammatico, produzione Francia, Italia, 2014. Durata 70 minuti circa.
Questo eccentrico lungometraggio sulle sedie, che segna il debutto sul grande schermo di un nuovo e innovativo regista francese, è in realtà una pellicola sulle rocambolesche avventure di un'equipe cinematografica alle prese con la propria vita e lo sviluppo del loro progetto audiovisivo. Con entusiasmo creativo, a tratti debordante, l'intellettuale Gueguen crea comunque un'opera originale giocata sul contrasto fra il genere documentaristico, i film a soggetto, i mockumentary, le videoinstallazioni, una filosofia morettiana del lavoro del regista e i temi della filmografia di Elio Petri, in un continuo altalenarsi fra modernità e classicità. Il nucleo della storia è infatti puro metacinema: come il regista Fernand di Effetto notte (1973), anche Gueguen tenta di realizzare un film - il suo ha come protagonista un ex operaio di una fallita fabbrica di sedie che vive l'angoscia della precarietà e della disoccupazione - facendo però fronte a tutti i problemi e le questioni riguardanti la definizione del soggetto, la sua messa in script, la produzione, il casting e la scelta di uno stile da seguire.
Accompagnati dalla voce narrante di Simone Olla, uno dei due veri sceneggiatori del film, che nella fiction veste però i panni dell'unico e solo sceneggiatore, offrendo un ritratto di un ex scrittore di successo che è quasi un clown beckettiano continuamente stranito e segnato da una eccentrica ed assurda logica artistica, si ricostruisce e si de-costruisce, quindi, una vera e propria via crucis cinematografica e artistica.
Se la sedia è, apparentemente, un mero pretesto trascurato nella sua importanza («Abbiano scelto le sedie perché non ci hanno ispirato assolutamente nulla» ammette il regista), visivamente non lo è mai. Onnipresente in tante inquadrature o scene, la sedia diventa il simbolo del film, di un ragionamento politico e sociale, oltre che semiologico. Qualcosa che va al di là di un semplice strumento di utilità quotidiana e che si incarna perfettamente con uno dei tanti prodotti di un processo industriale ed economico fra Occidente e Oriente, seppur rimanendo nello sfondo.
Il risultato è la descrizione di una realtà a tratti insensata e a tratti intelligibile, evidenziata da una precisa scelta formale e narrativa - inquadrature tradizionali alternate con rallenty di immensa perfezione visiva, lasciando a grotteschi dialoghi e scene il compito di fotografare le intenzioni dei personaggi - che frantuma la coerenza della messa in scena. Cervellotico ma, a suo modo appassionante, accattivante, impegnato, esattamente come ogni singolo membro della troupe internazionale che si muove, entrando e uscendo di scena, intorno a Gueguen.

Link all'articolo originale: http://www.mymovies.it/film/2014/lesediedidio/