Interessante recensione del documentario "Indian Flow" pubblicata sulla rivista online Non Solo Cinema. A cura di Livio Meo.
“La prima cosa che mi ha colpito dell’India è la confusione”, questa è la frase con la quale si presenta il viaggiatore curioso e divertito del film. La confusione catturata dalla macchina da presa è un insieme luminoso di colori, un labirinto di strade e un tumulto di suoni e rumori: lo spettatore viene catapultato quasi per gioco nella disorientante realtà indiana e ne subisce il fascino, lasciandosi incuriosire dalla chiassosa e variopinta atmosfera. La narrazione è scandita dalle visite a diverse città – da Agra a Bhaktapur – ma ciò che caratterizza la pellicola è l’attenzione per la quotidianità della società indiana: attraverso i cortei funebri, le credenze religiose e le singole vicende raccontate dalla gente del posto, il regista compone un affresco di storie e situazioni capace di coinvolgere in modo immediato e spontaneo.
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